Certificato sanitario: un pass(o) verso la libertà 


Che si chiami passaporto sanitario, certificato vaccinale o digital green pass la sostanza è che il documento attestante l’immunità o la negatività dal virus Covid-19 consentirà finalmente, dopo più di un anno di limitazioni alla libertà di circolazione e più in generale all’esercizio dei diritti fondamentali da parte ci ciascuno di noi, un ritorno alla normalità.

Tanto evocata, rimpianta e reclamata la libertà è infatti la condizione ordinaria, routinaria, normale che è stata repentinamente e brutalmente interrotta e sospesa in ragione della pandemia, piombata violentemente nelle nostre vite, condizionandole come mai avremmo potuto immaginare.

Prima di riappropriarci a pieno della libertà quotidiana che ci appartiene e spetta di diritto siamo tenuti ancora allo sforzo di rendere atto di essere in possesso di requisiti specifici necessari a goderne. Sebbene infatti i dati in costante miglioramento lascino intravedere la tanto agognata luce in fondo al tunnel, il virus incombe ancora e, soprattutto, aleggia il monito dell’esperienza dell’estate scorsa quando la convinzione di aver passato il peggio ha spinto ad abbandonare prematuramente improvvidamente le cautele che invece sarebbe stato opportuno mantenere. Ma con il senno del poi è sempre facile valutare.

Opportuna dunque la scelta di condizionare ancora per qualche tempo la libertà di circolazione al possesso di requisiti sanitari, per garantire la salute pubblica nell’esercizio dei propri diritti. Ci troviamo perfettamente inseriti nel quadro costituzionale che consente di limitare la libertà di movimento sul territorio nazionale (ed europeo per i cittadini dell’Ue) per ragioni di sanità o sicurezza. I dubbi sollevati rispetto alla possibile illegittimità di un passaporto sanitario, valido all’interno dei confini dello Stato o in ambito sovranazionale, sono stati superati dalla previsione di criteri rigorosi e attenti al parametro costituzionale. La certificazione infatti è utile per permettere una ripresa in sicurezza in coerenza con i principi sanciti dall’ordinamento: intanto è stata introdotta con normativa primaria e precisamente con un decreto legge, strumento normativo del governo disciplinato dall’art. 77 della Costituzione, che assicura il controllo parlamentare sul provvedimento. In secondo luogo, ma non in subordine, si rivela un dispositivo equilibrato dal punto di vista del rispetto degli interessi coinvolti superando le perplessità sorte rispetto a possibili effetti discriminatori che sarebbero stati fondati se, per esempio, si fosse consentita la libertà di circolazione ai soli vaccinati. In questo caso si sarebbe effettivamente ravvisata discriminazione, in primis perché nel nostro Paese il vaccino non è ancora materialmente disponibile per tutti e molti sono ancora in attesa di riceverlo e poi perché non bisogna dimenticare che la Costituzione tutela anche chi non può (per esempio a causa di patologie pregresse, allergie, immunodeficienza) o non vuole (l’art. 32 Cost. garantisce la libertà di scelta del trattamento sanitario) essere vaccinato.

La soluzione individuata risulta garantista dei diritti di tutti perché delinea ipotesi alternative senza determinare privilegi irragionevoli. La possibilità di spostarsi liberamente e di accedere a determinate strutture e servizi è infatti riservata a chi ha ricevuto il vaccino oppure è guarito dal Covid da più di sei mesi oppure a chi può attestare la sua negatività al virus con un tampone effettuato entro le 48 ore dal viaggio. Il rispetto di uno di questi requisiti permette anche ai turisti provenienti dall’estero di entrare in Italia di evitare la “quarantena” prevista fino al 15 maggio scorso.

In sintesi, il pass verde è cosa buona e importante perché consente una ripresa (necessaria) in sicurezza, riaffermando la libertà di circolazione che è fondamentale al pari del diritto al lavoro e delle libertà economiche. Fino a ora questi diritti sono stati sacrificati in ragione della tutela della salute, che si esplica secondo una doppia dimensione individuale e collettiva. Sono diritti che possono essere compressi solo in ragione di un interesse prevalente, appunto quello alla sicurezza sanitaria, in via straordinaria, nella misura minima possibile e per un tempo definito. Ora, grazie ai vaccini e alla disponibilità diffusa di test affidabili queste prerogative sacrificate possono essere ripristinate. Peraltro, il “passaporto” così come formulato non comporta discriminazioni irragionevoli e rispetta la privacy individuale; è uno strumento transitorio di cui personalmente non vedo l’ora di usufruire per riassaporare la sacrosanta libertà.