APPUNTI COSTITUZIONALI

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Perchè lo sport è in Costituzione

2025-07-14 22:09

Carla Bassu

Riforme costituzionali, Diritti fondamentali,

Perchè lo sport è in Costituzione

Capita che i casi della vita offrano spunti interessanti per la riflessione professionale e così un’esperienza appena vissuta dà l’occasione per anali

Capita che i casi della vita offrano spunti interessanti per la riflessione professionale e così un’esperienza appena vissuta dà l’occasione per analizzare la recente revisione costituzionale che ha introdotto il riferimento allo sport nel testo costituzionale. La riforma è stata aspramente criticata e giudicata non necessaria, meramente simbolica o addirittura inutile da chi ritiene che il riconoscimento del valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva non rientri tra le priorità dell’ordinamento. La cronaca familiare mi consente di replicare a queste contestazioni, adducendo le ragioni tecniche che supportano il rilievo costituzionale dello sport come valore in sé e come mezzo per la realizzazione di obiettivi fondamentali per la Repubblica.

Sono infatti orgogliosa genitrice di una bambina che, grazie alla scuola tennis di cui è entusiasta allieva sin da tenera età, a nove anni ha potuto partecipare a un campo estivo organizzato dalla FITP nel centro federale in Abruzzo (https://centriestivi.fitp.it/ ), in cui confluiscono centinaia di bambini e bambine provenienti da ogni parte d’Italia. Si tratta di una settimana intensa di attività sportive e ludiche, che si dimostra a tutti gli effetti uno strumento di attuazione costituzionale e di promozione dei valori che ispirano il nostro ordinamento, inverando i principi di solidarietà, rispetto reciproco, unità e indivisibilità della Repubblica, diritto alla salute.

Cominciamo dalla solidarietà, dovere sancito dall’articolo 2 della Costituzione e spesso trascurato nella vita quotidiana ma non dai Maestri del nostro circolo sportivo che, in vista della partenza hanno responsabilizzato i componenti senior della squadra, di età compresa tra i 13 e i 15 anni, raccomandando attenzione e supporto nei confronti dei più giovani, di 9/10 anni, alla prima esperienza di viaggio senza genitori. Commovente osservare la maturità con cui adolescenti hanno assunto il compito di sostenere bambini più piccoli, che hanno trovato in loro modelli di accoglienza e conforto che con tutta probabilità replicheranno in futuro, perpetuando esempi virtuosi di solidarietà operativa.

Rispetto e fair play sono parole chiave applicate con rigore nella convivenza di più di 200 giovanissimi atleti che si incontrano e confrontano con coetanei in arrivo da ogni parte del Paese, scoprendosi diversi negli accenti e uguali nella condivisione di un sostrato comune di interessi, cultura, emozioni.

Il camp integra l’Italia dei campanili, in cui le differenze territoriali arricchiscono senza mettere in discussione l’unità e indivisibilità della Repubblica che i bambini danno per scontata conoscendosi dentro e fuori dal campo.

Giorni interi passati a giocare, correre, cimentarsi con sfide e avventure, lontano dagli schermi dei dispositivi che rappresentano la minaccia più pericolosa per generazioni iperconnesse e sedentarie, vittime di isolamento sociale (https://www.arel.it/schermi-pericolosi ). Così lo sport in aggregazione contribuisce esponenzialmente alla salute fisica e psichica dei più giovani e non solo, fornendo strumenti che aiutano ad affrontare le inevitabili avversità del mondo reale.

Una settimana impegnativa, faticosa, piena di stanchezza e nostalgia da gestire.

Difficile? Si, come la vita, che non risparmia ostacoli che bisogna avere la forza di affrontare e superare. Lo sport vissuto in un contesto di formazione ampia è una scuola di vita, con maestri e maestre, figure autorevoli che non allenano solo il corpo ma insegnano l’importanza delle regole e il valore della vittoria - che non è mai trionfo prevaricatorio- e della sconfitta - che non è mai fallimento, tantomeno annientamento, ma spunto di riflessione e ripartenza.

Le scuole di sport sono scuole di Costituzione se vi si insegna il valore della competizione sana con sé stessi e con gli altri, il rispetto inesorabile dell’avversario che non è mai nemico, la sfida di migliorarsi e di accettare le cadute come circostanze ineluttabili da cui imparare.

La modifica dell’art. 33 della Costituzione con il riconoscimento del valore pluridimensionale dell’attività sportiva è dunque doveroso e importante perché insieme con il diritto di ciascuno a praticare sport rende esplicito il dovere dell’ordinamento di attivarsi per concretizzare tale prerogativa consentire a tutti e tutte, sin dai primi anni di vita di accedere a percorsi di educazione motoria che migliorano l’esistenza individuale con grandi ricadute sul benessere collettivo.

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