APPUNTI COSTITUZIONALI

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Di confusione normativa si può morire

2025-10-19 18:57

Carla Bassu

Di confusione normativa si può morire

L'Italia è immersa e sommersa da un mare di norme, accumulate nei decenni in una stratificazione continua e confusa che appesantisce oltremodo il sistema

È noto anche ai sassi che l’Italia è immersa e sommersa da un mare di norme, accumulate nei decenni in una stratificazione continua e confusa che appesantisce oltremodo il sistema, creando sacche di disorientamento giuridico in cui si annidano spazi utili alla interpretazione distorta o tendenziosa, che verrebbero ristretti o addirittura chiusi da un apparato normativo organico, sintetico ed essenziale, magari anche redatto in modo intellegibile e rigoroso. Da anni le voci più autorevoli del diritto pubblico italiano parlano al vento denunciando – insieme alla mole abnorme e caotica - la pessima qualità linguistica e stilistica della normativa italiana, illeggibile e incomprensibile ai più perché scritta male. Una lamentela da puristi accademici lontani dal paese reale, che parlano di stile e maniera quando c’è ben altro cui pensare? 

No, quando norme disorganiche, poco chiare, ambigue possono avere effetti devastanti sulla vita delle persone.

Lungi da noi credere che dietro l'oscurità nel drafting vi sia una intenzione lucida e tendenziosa di confondere le idee e compromettere la linearità dell’interpretazione, creando indebiti spazi di elasticità in sede applicativa, non si può però fare a meno di mettere in luce le conseguenze nefaste di un apparato normativo che non facilita bensì ostacola l’effettività del rispetto delle regole.

Per sostenere la tesi della pericolosità concreta di un sistema di norme sciatto e a volte incoerente si fa riferimento a una vicenda dolorosissima risalente al giorno di Natale del 2017, quando i fratelli Francesco e Matteo Pintor – rispettivamente 23 e 16 anni – persero la vita in una frazione della strada statale 129, eloquentemente nota come “curva della morte”.

Ora, le menti maliziose e avvezze ai casi di cronaca di morti stradali causate da eccesso di velocità, abuso di alcol o sostanze avranno già composto un quadro chiaro di ragazzi alterati, causa del proprio destino, ma la smentita arriva netta dalla verità processuale che ha registrato test tossicologici puliti per tutti i componenti dell’autovettura, che viaggiava al di sotto del limite consentito in quella porzione di strada.

Giovanni Pintor, terzo e unico fratello sopravvissuto, sedeva accanto al cugino Alessandro Satta che guidava e a causa di un malore ha perso il controllo dell’auto andata a sbattere contro il guardrail della corsia opposta, che invece di proteggere ha letteralmente trafitto la vettura e chi occupava i sedili posteriori.

La questione qui è che le conseguenze tragiche di questo sinistro non sembrano addebitabili a fatalità ma alla presenza di guardrail giudicati pericolosi e inidonei in sede europea già all’inizio degli anni duemila (UNI EN 1317) e che - probabilmente a causa di un processo di recepimento frammentario, disorganico ed evidentemente inefficiente nella sostanza – sono rimasti in piedi, provocando lesioni gravissime e financo la morte di molte persone, almeno fino alla fine del 2017.

L’intollerabile epilogo dei fratelli Pintor deve spingerci oltre il trasporto emotivo per individuare lucidamente la dinamica giuridica e la linea delle responsabilità che può essere qui succintamente riassunta:

·      l’Unione europea stabilisce in modo chiaro i requisiti delle opere di costruzione che devono essere concepite e realizzate in modo da non mettere a repentaglio la sicurezza delle persone;

·      l’Italia è parte dell’Unione europea ed è tenuta a conformarsi al diritto sovranazionale, tenendo come parametro la centralità della persona e la salvaguardia dell’integrità dei diritti individuali;

·      tutti i soggetti pubblici e privati hanno il dovere di rispettare e attuare rigorosamente le regole del diritto vigente.

Il sillogismo è chiaro e lascia poco margine alla interpretazione che si contorce in ambiguità e si presta a equivoci allorché il parametro normativo diventa frammentario.

“Adesso basta!” è l’associazione creata da Giovanni Pintor per sensibilizzare la società civile sulla sicurezza stradale e richiamare istituzioni pubbliche e operatori privati al proprio dovere di salvaguardare la sicurezza delle persone che viaggiano sulle strade (@adessobasta_).

 “Adesso basta!” è anche l’invocazione che a partire da una tragedia familiare ha aggregato una comunità determinata a rivendicare l’intervento pubblico di salvaguardia dovuto alle persone in ragione del primato che la Costituzione assegna all’essere umano, da perseguire in modo ostinato.

Carla Bassu 

 

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