Dalla parte delle bambine: in Afghanistan, Iran, ovunque nel mondo, i diritti delle donne sono diritti umani


È mancata Elena Gianini Belotti che, con il suo «Dalla parte delle bambine», ha contribuito a combattere gli stereotipi odiosi e radicati nella cultura popolare e nel modello pedagogico diffusamente adottato in Italia e altrove. Gianini Belotti era una voce fuori dal coro quando, nel 1973, affermava che la differenza di carattere attribuita tradizionalmente a maschi e femmine non fosse dovuta a fattori innati bensì a condizionamenti culturali subiti nel corso dello sviluppo individuale. Da allora sono stati fatti passi da gigante nella lunga marcia verso la parità di genere ed è chiaro che nessun traguardo professionale o di realizzazione personale può essere legittimamente precluso alle donne per il solo fatto di essere tali. Tuttavia, basta guardarsi intorno per constatare come la piena parità sia lungi dall’essere raggiunta e questa è una sconfitta per l’umanità intera, non solo per le donne.

In questo 2022 segnato dalla guerra, la cronaca continua a riportare vicende di brutale violazione dei diritti delle donne, di repressione violenta ed efferata punizione di chiunque rivendichi la libertà di esprimersi e vivere liberamente. Non ci si può rassegnare né nascondere dietro insostenibili attenuanti di origine pseudo culturale o religiosa alla oppressione femminile. Affermare in via di principio la subalternità della componente femminile della società è un abominio. Ugualmente inaccettabile è la sottomissione delle donne ottenuta in via di fatto tramite la compressione sistematica del diritto di studiare, lavorare, partecipare alla vita pubblica e in generale ad autodeterminarsi, compiendo in libertà scelte che riguardano il proprio corpo o l’espressione della personalità individuale.

Chiudiamo l’anno riportando in calce l’appello promosso e sottoscritto da esponenti del mondo universitario italiano, che denunciano l’inaccettabile silenzio delle istituzioni sulle violazioni ai danni delle donne in Afghanistan e in Iran. L’augurio per il 2023 è che venga meno il bisogno di sollecitare l’intervento a tutela delle donne perché le campagne contro le discriminazioni di genere sono battaglie di civiltà che dovrebbero essere combattute da tutte e tutti, su un fronte comune.

«La notizia diffusa dai telegiornali nazionali che da oggi in Afghanistan le donne non potranno più andare all’università è l’ennesima scandalosa violazione dei diritti fondamentali ai danni delle donne. Si aggiunge alla vergognosa e sanguinaria repressione che il regime dittatoriale iraniano sta attuando colpendo ancora una volta principalmente le donne, torturate e uccise senza alcuna pietà. Condanniamo duramente e senza appello quanto sta accadendo sia in Afghanistan sia in Iran, ma anche il silenzio quasi totale delle Organizzazioni internazionali e sovranazionali e delle Istituzioni tutte che non intervengono in alcuna maniera affinché si ponga fine a questo scempio» (v. Huffinghton Post, Contro l'inaccettabile silenzio delle istituzioni sulle violazioni in Afghanistan e Iran. L'appello-denuncia degli accademici italiani, 22. 12. 2022, in https://www.huffingtonpost.it/esteri/2022/12/22/news/iran_donne_afghanistan-10955148/)

Non si può stare a guardare.

 

Carla Bassu, 28 dicembre 2022