Giulio Regeni e lo spirito del costituzionalismo

Giulio Regeni a terra, ferito e indifeso non è solo l’immagine insostenibile della disumanità di cui è capace l’essere umano ma è lo strazio del costituzionalismo liberale.

Giulio non è, come lo racconta la narrazione più banale, «un ragazzo normale vittima delle circostanze» ma è l’espressione di una parabola che alla fine di questo 2020 atroce può proiettare un messaggio di decadenza inesorabile dei valori più profondi della democrazia oppure, ancora, rappresentare lo slancio di orgoglio e vitalità di principi come dignità e libertà, che sono scritti in calce nelle nostre carte fondamentali eppure a volte stentano a trovare riconoscimento.

La devastante vicenda di Regeni può essere occasione di riscatto per il nostro modello democratico, sofferente e vilipeso, messo alla prova dagli attacchi di chi aspira a portare indietro le lancette dell’orologio del costituzionalismo liberale.

Rendere giustizia a questo caso eclatante di violazione dei diritti umani significa rivendicare il valore della democrazia costituzionale nei confronti del mondo, ricordando il primato indiscutibile della vita e della dignità umana, sopra ogni ragion di Stato.

Giulio vivo è l’art. 2 della nostra Costituzione che riconosce e garantisce i diritti inviolabili; è l’art. 13, che afferma la sacralità della libertà personale; gli articoli 16; 21; 33 che sanciscono le libertà di movimento, manifestazione del pensiero, scienza e ricerca.

Giulio è tutti noi che siamo nati liberi e convinti di cambiare e migliorare il mondo e per questo siamo andati in giro a studiare, conoscere, crescere forti della sicurezza di un bagaglio di garanzie che scopriamo ci può essere violentemente negato, facendoci precipitare nell’orrore della prevaricazione.

Si apprende dai testimoni che il giovane ricercatore, prima di essere inghiottito dall’abuso, ha chiesto un avvocato e in questa pretesa così semplice e legittima troviamo la ferma consapevolezza di un patrimonio dei diritti inciso nel dna.

Giulio, suo malgrado, è diventato un simbolo e una bandiera per chi intende i principi e i valori della nostra Costituzione non come mera retorica ma quale materia viva e vitale, appigli sicuri in ogni occasione.

La Repubblica Italiana, in un atto di fedeltà verso sé stessa, deve riconoscere a Giulio la difesa e la giustizia che gli spetta di diritto in quanto figlio di una civiltà costituzionale fondata sul rispetto e dare un segnale universale che non tutto è perduto.

Carla Bassu, 14 dicembre 2020