Il principio di insularità in Costituzione: uno strumento di eguaglianza sostanziale
L’approvazione da parte del Senato della proposta di legge di iniziativa popolare per l’inserimento del principio di insularità nel testo costituzionale è un successo collettivo per le comunità isolane italiane e un segnale importante contro il disfattismo diffuso, che testimonia la forza della mobilitazione della cittadinanza e la capacità di innescare un cambiamento, non solo di dichiararlo.
Inserendo il riferimento alla insularità in Costituzione si riconosce una specificità che è nei fatti e che non può che essere constatata in un assetto liberale democratico quale quello italiano, in cui la Repubblica ha il dovere (non l’opzione) di intervenire per rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Nell’ottica dell’articolo 3 della nostra Costituzione, l’insularità configura evidentemente un «ostacolo» alla uguaglianza sostanziale, rappresentando un limite fisico alla possibilità di piena ed equa partecipazione alla vita lavorativa, economica e sociale in un contesto di parità e competitività non viziata.
Chiunque abbia avuto in sorte, come la sottoscritta, di nascere e vivere su un’isola è consapevole della propria fortuna ma anche dello svantaggio naturale, grave e permanente, che impedisce o rende comunque oltremodo difficoltoso competere ad armi pari con i connazionali continentali sotto molti e diversi aspetti. Ma l’insularità non rende vittime bensì portatori consapevoli di una specificità che per diventare risorsa deve essere prima di tutto riconosciuta e posta alla base di interventi mirati, orientati a colmare il gap di opportunità e potenzialità attualmente esistente.
Inserire il principio di insularità in Costituzione significa prendere atto dell’esistenza di uno svantaggio naturale, grave e permanente, e restituire un riferimento (presente nel testo costituzionale prima della riforma del Titolo V del 2001) chiaro, autorevole e inequivocabile rispetto alla necessità di misure volte a ripristinare l’equilibrio tra cittadine e cittadini di una Repubblica una e indivisibile, che allo stato dei fatti risulta compromesso.
Diritto allo studio, al lavoro, all’assistenza sanitaria e ai servizi pubblici in generale sono prerogative contemplate e garantite per ogni cittadino e cittadina italiana ma talora difficilmente accessibili per chi vive su un’isola e deve fare i conti intanto con la dolorosissima questione dei trasporti, da sempre problema prioritario per i sardi. In questo senso il riferimento costituzionale al principio di insularità rappresenta uno strumento prezioso, non un simbolo ma un dispositivo di carattere operativo, funzionale ad azioni rivolte a ridurre fino ad annullare le distanze tra italiani e italiane, in termini di disponibilità e godimento di diritti fondamentali.
Il diritto comparato ci offre esempi virtuosi di isole che sono state capaci di sfruttare il riconoscimento costituzionale della specificità, a partire dagli arcipelaghi di Spagna e Portogallo, vicini a noi per cultura e impostazione costituzionale, che presentano un efficace modello di regionalismo differenziato in cui el hecho insular costituisce il perno di un sistema normativo e di agevolazioni che rappresenta un esempio virtuoso.
Quello ottenuto è un primo traguardo frutto di un coinvolgimento popolare che smentisce l’immobilismo e il disinteresse verso l’azione politica, quando rivolta chiaramente a uno scopo condiviso e percepito come necessario ma ora più che mai occorre tenere alta l’attenzione e non adagiarsi su obiettivi che non possono restare sulla carta. Soprattutto, è importante agire in sede Ue, perché il principio di insularità vale nell’Europa delle Regioni oltre che sul piano nazionale.
L’insularità in Costituzione non è una bandiera ma uno strumento di parità che deve essere fatto vivere e tradotto in pratica con un’azione sistematica, da attuarsi con interventi puntuali e inseriti in un piano strategico che trasformi l’essere isola da condizione sfavorevole in opportunità.
Carla Bassu, 29 dicembre 2021