Per la pace perpetua

In questi ultimi giorni di febbraio 2022, l’attenzione collettiva è sintonizzata su un tema unico che impera martellante nelle nostre menti, sui media più o meno tradizionali e mette in fila le priorità di ciascuno. Le immagini dall’Ucraina arrivano potenti a occupare tutti gli spazi, sbaragliando in un baleno dibattiti su pandemia, green pass e rielezioni presidenziali. Solo lo scoop sulla presunta crisi coniugale di una coppia d’oro dello sport/showbiz italiano riesce per un attimo a diventare tema del giorno e questo è sufficiente a rendere il senso del grado di surrealità dei tempi che viviamo. Ma è evidente che ciò che interessa e turba tutte e tutti, in un coinvolgimento profondo e condiviso è la guerra che – come il Covid 19 due anni fa – piomba nelle nostre vite concretizzando repentinamente scenari distopici che – ancora una volta – pensavamo non riproducibili, non dopo gli orrori di cui il Novecento è stato protagonista, non nell’Europa teatro di conflitti sanguinosi ma anche di tavoli, trattati, parole di pace pronunciate come un sonoro e rassicurante mantra: «non succederà più».

Invece è successo. E allora tutti, dopo una primissima, comprensibile, fase di stordimento, a discettare su colpe, ragioni, responsabilità, condizioni psicofisiche dei leader coinvolti e tanti, troppi se. E se Putin, se Biden, se la NATO, se l’Unione europea, se gli ex comici, se le sanzioni e se…se…e se telefonando uno qualsiasi dei leader coinvolti componesse il numero di uno o una di noi, di un cittadino/a europeo a caso cosa si sentirebbe dire? «No alla guerra. Trovate un modo, uno qualsiasi, ma non la guerra». Sarebbe la risposta univoca.

Credo che in poche occasioni come questa l’opinione collettiva sia sintonizzata su uno stesso canale, da moltissimi anni. Se un nuovo partito politico si affacciasse oggi sulla scena con il nome-programma «Pacifisti per sempre» sbancherebbe alle urne, salvo che forse l’elettorato non crede più alle promesse e alla pace che da settanta anni riempie le bocche e i documenti ufficiali, per essere brutalmente violata nelle strade.

Oggi come non mai sul conflitto armato, la posizione delle persone è distante da quella di chi ha schierato le forze sul fronte, costringendoci a prendere atto, di nuovo, che tutto è possibile ma che ci sono cose veramente inaccettabili, come la guerra.

Oggi più che mai è valido e non retorico il promemoria del grande Gianni Rodari:

 

Ci sono cose da fare ogni giorno: lavarsi, studiare, giocare.

Ci sono cose da fare di notte: chiudere gli occhi, dormire, avere sogni da sognare, orecchie per non sentire.

Ci sono cose da non fare mai, né di giorno, né di notte, né per mare né per terra: per esempio la guerra.

 

Carla Bassu, 27 febbraio 2022