Sul concetto di famiglia e il diritto di essere figli


La recente impugnazione, da parte della procura di Padova, dei certificati di nascita registrati per riconoscere pieni diritti ai figli delle coppie omogenitoriali ha riacceso il dibattito – in realtà mai sopito – sul concetto di famiglia e le prerogative spettanti a ciascun componente. Oggetto di attenzione i 33 atti di nascita registrati dal sindaco della città veneta dal 2017 fino a oggi: si tratta di bambine e bambini concepiti all’estero con fecondazione eterologa e poi trascritti in Italia come figli di entrambe le madri, che hanno vissuto fino a ora in una condizione pienamente assimilata a quella di chi ha genitori di sesso diverso.

Qui sta il punto di questa azione che colpisce persone che hanno costruito la propria identità consapevoli di essere figlie e figli di due persone che sono a tutti gli effetti loro genitori.

Se esiste, ed esiste, il diritto di ogni bambina e bambino a essere accuditi, educati e amati le azioni pubbliche devono essere coerenti con l’esigenza di rendere tale diritto effettivo. Negare repentinamente la formale funzione genitoriale a chi l’ha esercitata sin dalla nascita nei confronti di chi, a tutti gli effetti, si è sempre considerato/ figlio/a rappresenta una incursione invasiva che colpisce i soggetti più fragili e degni di tutela in un ordinamento: i minori, appunto.

La nostra è una democrazia plurale e l’ordinamento giuridico si dovrebbe evolvere riconoscendo e prendendo atto dei cambiamenti della società; secondo il brocardo latino ubi societas, ibi ius il diritto fotografa e recepisce quello che avviene nella realtà. Se un tempo la famiglia tradizionale rappresentava il riferimento preponderante oggi non è più così e l’ordinamento è tenuto a garantire e i diritti dei bambini nati in contesti diversi e non discriminarli. Si tratta di persone che hanno diritto a figure genitoriali che si prendano cura di loro e rischiano di subire una scossa violenta alla propria identità e contraccolpi importanti nella vita quotidiana, a seguito di una repentina negazione della qualifica di genitore a chi si è sempre considerato tale.

Occorrerebbe una normativa organica a salvaguardia di chi nasce e cresce in una famiglia omogenitoriale ma il Parlamento – come troppo spesso accade con temi etici e sensibili – tergiversa, costringendo la Corte Costituzionale e i tribulani ordinari a intervenire con provvedimenti che non risolvono la questione e talora complicano le cose. Si impone una assunzione di responsabilità da parte del nostro legislatore che dovrebbe decidere in modo conforme al disposto costituzionale che si inserisce in un circuito sovranazionale e internazionale in cui i diritti dei più piccoli emergono come priorità indiscusse.


Carla Bassu, 30 giugno 2023