Chiunque abbia il privilegio di frequentare lidi, pinete, luoghi di villeggiatura, strade della Sardegna può riscontrare la presenza abominevole di cumuli di rifiuti sparsi tra radure e cunette, che riportano alla mente scenari di degrado che si sperava fossero definitivamente archiviati. Bisogna infatti scandagliare l’armadio dei ricordi e tornare indietro fino al Novecento per trovare situazioni simili in termini di spregio alla natura. È uno spettacolo difficile da comprendere se si considera la consapevolezza crescente che si è tradotta in misure orientate alla salvaguardia del pianeta, tra cui si annovera l’inserimento nella nostra Costituzione del principio di tutela ambientale e della biodiversità, che conferma e rafforza l’impegno assunto dall’Italia in ambito internazionale e in tutte le ramificazioni territoriali per perseguire il massimo grado di protezione della natura.
Tra le misure universalmente riconosciute come indispensabili per limitare l’impatto negativo dell’impronta umana sul pianeta spicca un sistema di smaltimento dei rifiuti studiato per massimizzare la possibilità di riciclo e smaltimento ecocompatibile. Il riconoscimento dell’importanza cruciale di una raccolta degli scarti domestici differenziata in modo attento e rigoroso si è tradotto in modelli diversificati adottati dalle amministrazioni. La risposta della cittadinanza, dati alla mano, è stata sostanzialmente positiva, in linea con un diffuso consolidamento della coscienza ambientalista.
Qualcosa però non torna perché, secondo logica, l’adozione di un sistema studiato per ridurre l’impatto inquinante dei rifiuti dovrebbe comportare un effettivo miglioramento della situazione. Al contrario, l’applicazione di modelli di raccolta differenziata capillare pare corrispondere a un evidente, netto peggioramento dello stato dell’ambiente. Ciò che non funziona è allora forse il modello scelto che spesso non tiene conto delle specificità locali e ignora requisiti minimi di buon senso. Esempio: nel caso di agglomerati turistici sviluppati in aree rurali, popolati da fauna selvatica, un sistema di raccolta porta a porta non è la scelta ideale visto che nei giorni di conferimento dell’umido i bidoni lasciati fuori dalle abitazioni in attesa del ritiro sono sistematicamente ribaltati da cinghiali, uccelli e creature varie che provvedono a spargere il contenuto in giro. Peraltro, il meccanismo di rotazione e conferimento è spesso complicato e mette in difficoltà anche le persone di ottima volontà.
Posto che chiunque abbandoni rifiuti nella natura si guadagna il badge indiscusso di incivile troglodita, la vulgata vuole che sia “colpa dei turisti maleducati” ma la dolorosa realtà è che le amministrazioni non sempre tengono conto delle esigenze anche delle persone integerrime.
Mi metto nei panni di una famiglia di vacanzieri con prole in fasce che deve accumulare pannolini sporchi fino al giorno della settimana riservato alla raccolta dei rifiuti indifferenziati e se per caso la data della partenza non corrisponde al ritiro deve portare con sé il malloppo maleodorante insieme con i bagagli perché non è possibile conferire gli scarti in modo regolare.
Dal meraviglioso angolo di Gallura in cui ho la fortuna di trascorrere l’estate sono stati rimossi tutti i cestini pubblici, con l’obiettivo di evitare che improvvidi visitatori gettino lì la spazzatura di casa, il risultato è che chi si trovi di passaggio non sa letteralmente dove gettare un fazzoletto sporco o la carta di un gelato e i proprietari di cani non hanno un luogo dove buttare le bustine contenenti le deiezioni dei propri animali.
In sintesi, chi sparge rifiuti in natura non ha scusanti e merita di essere perseguito inesorabilmente, sanzionato profumatamente e stigmatizzato con il bollino di infamia perenne però, per ipotesi, isole ecologiche presidiate a disposizione della cittadinanza, di diverse dimensioni e rigorosamente differenziate, disposte in modo capillare sul territorio costituirebbero un aiuto importante per chi ha a cuore la natura e rispetta le regole.
Si tratta di una maggioranza virtuosa che dovrebbe essere supportata nella volontà di applicare con puntualità e rigore i principi di cura e salvaguardia ambientale che consentono di preservare la bellezza incontaminata del nostro territorio e consegnare alle generazioni future un paesaggio incontaminato che è bene inestimabile e patrimonio comune dell’umanità.